'Il presente articolo intende rappresentare una breve meditazione sulla poesia della fine dei tempi e sostenere che essa sia il mormorio, spesso inconsapevole, di un’intensa afflizione e angoscia. La nostra risposta all’imminente catastrofe di scala planetaria è, paradossalmente, intensamente personale e fondata sul diniego. Parte di tale risposta – tale diniego – è costituita da un crescente mormorio di sublime poesia, ispirata e di grande bellezza. Essa non può essere politica, perché la poesia riconosce che non c’è nessuno che possa parlare schiettamente di tali argomenti, ma è piuttosto foriera di sprazzi di intensità selvaggia che emergono dai suoi suoni.'
'This article, a brief meditation on poetry in end times, proposes that poetry is the often unwitting murmur of intense grief and distress. Our response to a coming catastrophe on a planetary scale is, paradoxically, intensely personal, and based in denial. As part of this response – this denial – there will be a growing murmur of sublime, inspired and beautiful poetry. It cannot be political, for poetry will recognise there is no one to truly speak to about these matters, and this will bring flashes of a wild intensity to its sounds.' (Publication summary)